3.2.09

Profumo

C'era qualcosa o qualcuno dentro me che sapeva benissimo cosa io andassi cercando, a capo chino contro vento.
Ma che cosa mi spingesse a farlo, solo Dio lo sa. Disperazione. O disperata curiosità.
Cosa credevo di poter ottenere da quello sforzo ridicolo, da quella farsa imbarazzante.
Come un segugio, fiutavo l'aria cercando la pista giusta. Annusavo l'anelito caldo della sera, cercando il suo odore. Il suo profumo.
Sarei potuta anche essere cieca, in quel momento. O non avere la benché minima memoria di quei luoghi, tante volte amati. Non avrebbe fatto alcuna differenza. Non erano gli occhi a guidarmi, non erano i ricordi.
Era il suo odore. Il suo profumo.
Arrivai arrancando in cima alla strada, i lampioni gettavano colate di miele sull'asfalto scuro.
Le voci scaldate dal vino si riconoscono subito: hanno una cieca vivacità, priva di limiti, che una persona totalmente lucida non potrebbe mai avere. Risate salgono veloci ed alte verso il buio senza apparente motivo.
Sentii il viso avvampare: allo sforzo e all'afa si sommò l'imbarazzo, improvviso, che mi colpì come uno schiaffo quando mi resi pienamente conto di dove mi trovassi. Di che cosa avessi fatto. Di tutti quegli occhi che si erano puntati come spilli su di me. Silenzio netto. Tagliente.
E poi, come una vampata, la sua voce. Il suo odore. Il suo profumo.
Mi riempì di calci, pugni e schiaffi. Senza bisogno di sfiorarmi, solo con la violenza delle sue parole. Mi scherniva, mettendomi in ridicolo davanti a tutti. Ubriaco. Di rabbia.
Balbettando giustificazioni che neanche l'aria pesante intorno a me sembrava ascoltare, inciampando nei miei passi, persi la cognizione di quello che stava accadendo. La vergogna mi stava dando alla testa come una droga, annebbiando le mie percezioni..

Dunque è questo tutto ciò che ci rimane?
Quando quello che fu un tempo amore si tinge di sfumature nere e porpora, un animale ferito lasciato a morire solo. Questo è tutto ciò che rimane.
Abbasso gli occhi sulle mie mani serrate a pungo, nella strenua e disperata difesa di non so più che cosa. Le dita si aprono piano. Un soffio leggero sui palmi. Vuoti.
Ora neanche più il suo odore. Il suo profumo.



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