16.10.10

La canzone che scrivo per te

http://www.youtube.com/watch?v=DMrYez93pEQ

Non c'è contatto di mucosa con mucosa
eppur mi infetto di te,
che arrivi e porti desideri e capogiri
in versi appassionati e indirizzati a me

E porgi in dono la tua essenza misteriosa,
che fu un brillio fugace qualche notte fa
E fanno presto a farsi vivi i miei sospiri
che alle pareti vanno a dire "ti vorrei qua"

Questa è la canzone che scrivo per te
l'ho promessa ed eccola.
Riesci a scorgerti?
Sì che ci sei,
prima che ti conoscessi

Pure frigid waters from these eyes that always miss you
Nothing but violence from my empty gun
I'm using silver to light up these blackheart faces
blinding your fingers with my skin that burns for you

Questa è la canzone che scrivo per te
l'ho promessa ed eccola.
Riesci a scorgerti?
sì che ci sei,
proprio mentre ti conosco.

This song is for me
I listen like i promised you
I can see me in your words from hell
that you write for me

E ho le tue mani da lasciarmi accarezzare il cuore
immune da difese che non servono

Ma ora ho in testa il viso di qualcuno più speciale di me,
che sa cantare, ma ha più stemmi da lustrare di me
e questo è il tuo svago
Per quel che mi riguarda sei un continente obliato,
per quel che ho visto in fondo mi è piaciuto

Don't, don't tell me. No, don't, don't tell me
what you want from me
No, don't tell me. I don't wanna hear. Don't tell me

Questa è la canzone che scrivo per te
l'ho promessa ed eccola.
Riesci a scorgerti?
Non ci sei più,
dopo che ti ho conosciuta

This song is for me
I listen like i promised you
I can see me in your words from hell
that you write for me

25.9.10

La vita è vita per tutti?

Ho perdonato errori quasi imperdonabili, ho provato a sostituire persone insostituibili e dimenticato persone indimenticabili.
Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma anch'io ho deluso.
Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo; mi sono fatto amici per l'eternità.
Ho riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto.
Sono stato amato e non ho saputo ricambiare.
Ho gridato e saltato per tante gioie, tante.
Ho vissuto d'amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore tante volte!
Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto.
Ho telefonato solo per ascoltare una voce.
Io sono di nuovo innamorato di un sorriso.
Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e… ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere)… ma sono sopravvissuto!
E vivo ancora!
E la vita, non mi stanca…
E anche tu non dovrai stancartene.
Vivi!
È veramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perchè il mondo appartiene a chi osa!
La Vita è troppo bella per essere insignificante.

(Charlie Chaplin)

12.8.10

Un cuore spezzato per un'araba fenice?

Ieri, con degli amici, siamo finiti a parlare di cuori spezzati e gloriose rinascite.

Tutto è iniziato da una di quelle canzoni sdolcinate, dove “amore” fa sempre rima con “cuore”. La canzone in questione faceva all'incirca così: “grazie per avermi spezzato il cuore, finalmente la luce riesce ad entrare”.
Ora: la mia amica sosteneva che fossero davvero delle belle parole, significative. Io ho cercato di mettere da parte il mio fin troppo facile cinismo da quattro soldi e analizzare la cosa con un minimo di obiettività.
Mi chiedo: è davvero necessario che qualcuno ci spezzi il cuore per poter dire di aver amato, per poi rinascere dalle proprie ceneri come l'araba fenice? L'amore deve obbligatoriamente includere nel pacchetto lacrime, kleenex e cioccolata-anti-depresssione? E' così che funziona?
Se una storia finisce, deve per forza finire male, con una delle due parti che rimane spezzata in due per terra come una bambola di ceramica?
Eh, ma grazie, dice la canzone! Perché poi è arrivato il principe azzurro sul cavallo bianco, ho trovato il Vero Amore e vissero tutti felici e contenti.
Ehi, fermi un attimo: per essere felici, bisogna sempre passare prima dal dolore?
Me lo chiedo perchè, come ho detto ieri alla mia amica, a me nessuno ha mai davvero spezzato il cuore, ma non è che neanche sia entrata questa luce accecante. Sono dunque due facce della stessa moneta?
Lei ha commentato con un “che tristezza”. E' triste che io non sia mai stata male come un cane per colpa di qualcuno? Davvero? Oppure è la solita vecchia filosofia che se non vivi la vita fino in fondo, nelle sue gioie e nei suoi dolori, in realtà non hai mai vissuto? Io credo di aver vissuto quanto mi ha dato la vita fino ad oggi; se il domani mi riserverà emozioni sconvolgenti, grandi dolori od immense felicità, beh, le prenderò per quello che sono, come ho sempre fatto. Ma è così strano che non me le vada a cercare con il lanternino?
Spezzare il cuore. Mica rigare la macchina: spezzare il cuore! E dovrei anche ringraziare qualcuno per averlo fatto? Anche se dopo il crollo la tua vita ha avuto una svolta che non sarebbe riuscita neanche dopo un soggiorno di un mese a Lourdes, rimane il fatto che qualcuno ti ha distrutto. E' merito suo se poi è andato tutto a meraviglia? O sarà forse merito tuo, che hai saputo rialzarti? O, alla mal parata, del destino, che ha saputo darti, nel momento di maggior bisogno, ciò che cercavi? Quello che è successo dopo, per quanto fantasmagorico sia, non toglie neanche un grammo al male che ti ha fatto lui/lei prima. E' stata solo una gran botta di culo, o una grande prova di carattere da parte tua. Quindi ringrazia te stesso o la tua buona stella.
La vita riserva già abbastanza sorprese negative. Sinceramente non sento la mancanza di qualcuno che si dedichi con cura e diligenza a spezzarmi il cuore. Neanche un po'.
Neanche se dopo entrerà una luce accecante.
Meglio la penombra in un involucro intero. Triste?

8.8.10

Il sottoscritto



DI BATTAGLIE PERSE BEN LONTANO DALL'ARTIGLIERIA
DI PROIETTILI SPARATI AL CIELO
di parole scritte ad un destinatario andato via
prima di averle ricevute
di avventati duelli e di future città
di ali di cera sciolte al sole
DI BUGIE PER AMORE E AMORE SENZA PIETA'
E DI MULINI AL VENTO
PUO' CANTARTI IL SOTTOSCRITTO
VORREI DARTI TUTTO, AMARTI
MEGLIO POTER VIVERE ALTRE VITE INSIEME A TE
POTRAI MAI SCUSARMI?

Di rapine in banca che non hanno avuto luogo mai
di quei non riusciti a farla franca
degli appuntamenti dati a tarda sera nei caffè
quelli che hai lasciato abbandonati
di perduti capelli e di future realtà
DI BEI RICORDI ANDATI A MALE
di bugie per amore
e amori senza pietà
E DI OCCASIONI AL VENTO
può cantarti il sottoscritto
vorrei darti tutto amarti
meglio poter vivere altre vite insieme a te
potrai mai scusarmi?
Perchè io ti canto questo ed altro
vorrei darti tutto amarti
meglio poter vivere altre vite insieme a te
solo tu puoi perdonarmi
io ti canto questo ed altro…

26.6.10

Mimosa



Il silenzio imbarazzato
di chi sa di non tornare
la lasciò senza parole.
Della porta che si chiuse
non sentì neanche il rumore
tanto forte era il suono del suo rancore.
PER GUARDARSI NELLO SPECCHIO
MISE L'ABITO MIGLIORE
PERCHE' FOSSE PIU' ELEGANTE IL SUO DOLORE.
Da quello che le ha sputato addosso
perché non ha detto
perché non ha fatto
ora si sente soffocare.
Quando si comincia a recriminare
è il momento in cui si sta per sparire.

Mimosa
bella
riposa
che il sogno
ti dona

Così pensò al loro primo incontro
alla magia di quell'incanto
alla sua gioia elementare
alle grida di piacere
soffocate dal cuscino
QUANDO UN GESTO PRIMITIVO
SI FA DIVINO
e a quella esaltazione del presente
di un amore che ancora non ti ha chiesto niente
niente da sacrificare.
Poi del lasciarsi il solito rituale
dove ogni uomo diventa così banale.

Mimosa
bella
riposa
che il sogno
ti dona

23.6.10

Chiodi

Non è amore.

Questa è una certezza.

Almeno.

E' un pensiero frequente.

Un pensiero stupendo.

Ma è ARIA.

Anzi, neanche quella.

Se fosse aria, la respirerei.

A ME, invece,

l'aria MANCA.


Sei come la lingua che batte sul dente che duole.

O meglio ancora,

IO sono LA LINGUA.

IL TUO PENSIERO è IL DENTE CHE DUOLE.

Dolore.

Piacere.

Tutto ciò a cui gli uomini non possono rinunciare per vivere.

Non sarebbe vita,

altrimenti.



Una superficie incavata al centro

e un flusso inarrestabile.


Un chiodo arrugginito

conficcato al centro del cervello.


La ruggine

manda a puttane

tutto.

22.5.10

Limone panna caffè

In certi momenti mi colpisce ancora il lampo dell'immagine di noi che ridevamo.
La complicità corposa, si stringeva tra le dita. Riesco ancora a sentirne il profumo. Profumo di sorbetto al limone: zuccherino aspro. Me ne riempivo le narici, quando lo avevo vicino. Chissà che odore avevo io per lui: magari di caffè, con un ricciolo di panna.
Su questo si cementava il nostro naturale essere noi: la lieve morbidezza del latte, nascosto sotto ad una scorza di limone e al pungente aroma di caffè. Il buon vecchio binomio dell'amaro e del dolce. Equilibrio quantomai perfetto e precario.
Un'affinità mai dichiarata. Non aveva bisogno di parole per definirsi, e non poteva permetterselo: una parola in più sarebbe stata una folata di vento sul castello di carta. Lo sapevo bene, lo sapevamo entrambi. E ci limitavamo a pensare.
Riflettendoci, eravamo come un piccolo ecosistema basato su spontanee regole di sopravvivenza, che rispettavamo senza esserne coscienti. Era nato dal nulla, e si rigenerava autonomamente ogni volta che ci ritrovavamo tra quelle quattro mura. Una bolla di sapone con le porte, da cui entravamo ed uscivamo, trovandoci e riperdendoci.
Ma l'equilibrio, l'ho detto, era perfetto quanto precario. Mi accorsi che fuori dalla bolla mi mancava l'aria. Respiravo a pieni polmoni solo dentro di essa. E le porzioni di tempo che trascorrevo all'esterno le ammazzavo trascinando i minuti uno dopo l'altro, nella snervante attesa che si aprisse la porta. Il profumo di sorbetto al limone era ormai l'unico anelito di vita vera, vibrante.
Per questo preferii uscire dalla bolla per sempre. Non volevo esistere ad intermittenza, non me l'ero cercato e non sarei riuscita a sopportarlo. Scelsi di abbandonare l'ecosistema prima che venisse allagato da un mare salato.
Ritrovai il tempo della normalità nella vita di tutti i giorni. Madre delle banalità, ma per questo degna di rispetto, la vecchia formula del tempo che cura ogni cosa. E' vero: il tempo relativizza, il tempo allontana, il tempo sbiadisce la memoria come acqua su una fotografia. Il tempo è una cappa sopra la brace: non la spegne, ma fa sì che il fumo non faccia più lacrimare gli occhi. Tanto bastò.
Ma come disse un giorno un uomo molto più saggio di me, il tempo non è gentiluomo, e alle volte non ci lascia libertà di scelta. Una notte di mezza estate, mi imbattei in una di quelle ombre che stavano sullo sfondo del nostro ecosistema, entità che si muovevano strisciando dietro al nostro palcoscenico. Utili quanto superflue.
Fatto sta che quella notte l'ombra, sorridendo come si sorride ad un vecchio compagno di scuola con cui si sono persi i contatti, mi diede una notizia che penetrò nel mio cervello come una lama di ghiaccio, gelando le mie reazioni. La cosa buffa è che la gente non si rende conto mai che quelle che crede chiacchiere da incontro fortuito possano aver appena creato uno scompenso in chi hanno di fronte. Ironia della relatività, radicata nella natura umana come una quercia.
Soltanto il fastidio per la beata ignoranza del mio interlocutore mi risvegliò dall'appannaggio emotivo in cui ero crollata. Mi ero scavata la mia tana nella rassegnazione, ed ora l'incerto bagliore della speranza mi sembrava più spaventoso del buio. Per non dover cercare il coraggio di scegliere, mi autoconvinsi, con una razionalità pragmatica esercitata assiduamente negli anni, che il momento era passato, che la bolla era già esplosa tempo prima. L'avevo distrutta io con un secco colpo di spillo, quando ero uscita sbattendo la porta. Inutile pensarci su.

Una mattina di piena estate, mentre bevevo caffè con un ricciolo di panna da Tiffany, ho sentito alle mie spalle profumo di sorbetto al limone.
Dolce e aspro.
D'altronde, come diceva Capote, “non ci può capitare niente di brutto, là dentro”.