16.11.08

Fantasmi dal passato

Sono dell'opinione che il passato torna sempre. O, meglio ancora, che non se ne va mai, non si allontana neanche un attimo. A volte lo senti di più, a volte di meno. Tutto qui.
Questo vale soprattutto quando stiamo parlando di periodi, in quel passato, che hanno avuto, e forse hanno tuttora, un peso notevole nell'arco totale della nostra esistenza. Notevole per la durata, notevole per la profondità. Notevole soprattutto per i segni che ci ha lasciato dentro. Perché quelli, i segni, sono molto più incisivi dei ricordi. La stessa parola "ricordo" mi dà l'idea di qualcosa dai contorni sfumati, ingiallito, come una foto d'epoca, con i bordi un po' rovinati dal tempo.
I segni sono un'altra cosa. Positivi o negativi che siano, hanno contorni ben netti, definiti, come il taglio di un coltello.
Si sarà capito che quelli a cui sto facendo riferimento io, e che hanno ispirato queste righe, non sono proprio di quelli che rievochi con il sorriso sulle labbra. Come il taglio di un coltello, fanno sempre un po' male. Li chiudi nello sgabuzzino delle cose "a cui evitare di pensare", e vai avanti per la tua via, cercando di crearti meno problemi possibili.
Io, i miei segni, li ho messi via con ordine in una bella scatola a forma di cubo, rosa confetto. E l'ho piazzata là, sul ripiano più alto della mia libreria. Quello più lontano.
Ma oggi è capitato che la scatola si sia aperta di sua sponte, senza che io glielo avessi chiesto . Come ho reagito? Sono rimasta spiazzata. Ho sentito immediatamente il classico nodo in gola da "E ora che faccio??".
Già, e ora che faccio? Ho accettato. Accettato di sapere perché il passato tornava a cercarmi, pur consapevole del fatto che così accettavo di incamminarmi su un campo minato. Mine di questioni irrisolte, mine di rancori, mine di lacrime non versate, mine di delusione, mine di codardia.
Non so cosa ci caverò da questa storia. Se riaprire vecchie ferite serva a qualcosa o sia solo sintomo di uno sciocco autolesionismo. Starò a vedere.
Ma d'altronde non ho potuto farne a meno.
Ora la scatola è aperta. Chissà se e quando si richiuderà, chissà come. E chissà se starò meglio o peggio. Chissà..

10.11.08

Una musica può fare

Non sono una musicista. E, molto probabilmente, mai lo sarò. Il massimo a cui potrei arrivare, forse, è imparare a strimpellare la chitarra. Ma quello lo sanno fare in tanti..
La musica mi piace, sia chiaro. Ho la curiosità di scoprire generi che non conosco, seguire consigli di chi se ne intende. Mi piace osservare, ascoltare, giudicare, farmi un'idea mia dalle idee altrui. Tuttavia, la mia è sempre stata una posizione "esterna", per forza di cose. Non l'ho mai vissuta, la musica. Non l'ho mai sentita scorrere nelle vene.
Ma ieri sera, per la prima volta, ho tremato: sentivo proprio i brividi salirmi su per la schiena. Percepivo, come fosse reale, il ritmo attraversare il pavimento come una scossa, e poi percorrermi, dai piedi alla testa. Non potevo fare a meno di sbattere le palpebre ogni volta che le bacchette colpivano i piatti, tanta era la violenza che ne sprigionavano. Sembra assurdo, ma ne ero quasi spaventata. Una Fender Telecaster da una parte, suonata splendidamente. Un basso dall'altra. Davanti, la chitarra acustica. E poi la batteria, splendido animale. Mi ha incantato. Il mio piede seguiva istintivamente lo scandire del suo ritmo.
Quella piccola stanza pareva non poter contenere tanta potenza. Ed io, in mezzo ad essa, avrei potuto dirci tanto come una mela su un albero di pere. Eppure no, per la prima volta, non mi sono sentita "esterna". Non stavo ascoltando la loro musica. La stavo vivendo.
Chi legge si domanderà che mostri sacri della musica io abbia avuto l'onore di ascoltare, considerato un elogio tanto pomposo. No, nessun fenomeno. Ragazzi di provincia, ventenni o poco più. Bravi, senza dubbio. Ma, come ha detto uno di loro, mille ce ne sono sotto e mille ce ne sono sopra. E, soprattutto, io sono l'ultima al mondo in grado di poterli giudicare, data la mia totale ignoranza in campo musicale.
Quindi il mio non vuole essere un commento "professionale", lungi da me. Solamente l'espressione di un'emozione nuova. Che mi ha fatto battere i denti (beh, forse il fatto di trovarsi in un garage non riscaldato ha inciso... dettagli..)

2.11.08

Che rumore fa la felicità


Che rumore fa la felicità..

Come opposti che si attraggono,
come amanti che si abbracciano,
camminiamo ancora insieme,
sopra il male, sopra il bene.
Ma i fiumi si attraversano
e le vette si conquistano.
Corri fino a sentir male
con la gola secca sotto al sole.
Che rumore fa la felicità..
Mentre i sogni si dissolvono
e gli inverni si accavallano..
quanti spilli sulla pelle
dentro al petto, sulle spalle,
ma vedo il sole dei tuoi occhi neri
oltre il nero opaco dei miei pensieri
e vivo fino a sentir male
con la gola secca sotto al sole.
Corri amore, corri amore..

Che rumore fa la felicità..

Insieme, la vita, lo sai bene,
ti viene come viene,
ma brucia nelle vene
e viverla insieme
è un brivido, è una cura
serenità e paura,
coraggio ed avventura,
da vivere insieme, insieme, insieme, insieme a te..

Che rumore fa la felicità..
Due molecole che sbattono
come mosche in un barattolo
con le ali ferme senza vento
bestemmiando al firmamento.
Mentre il senso delle cose muta
e ogni sicurezza è ormai scaduta
appassisce lentamente
la coscienza della gente..
Che rumore fa la felicità..
Che sapore ha
quando arriverà
sopra i cieli grigi delle città
che fingono di essere
rifugio per le anime.
Corri fino a sentir male
con la gola secca sotto al sole.
Corri amore.. corri amore..

Che rumore fa la felicità..

Insieme, la vita, lo sai bene,
ti viene come viene,
ma brucia nelle vene
e viverla insieme
è un brivido, è una cura
serenità e paura,
coraggio ed avventura,
da vivere insieme, insieme, insieme, insieme a te..

Dove sei ora?
Come stai ora?

Cosa sei ora? Cosa sei?


Dove sei ora?
Come sei ora?

Cosa sei ora?
Cosa sei… cosa sei?
Ma.. insieme, la vita, lo sai bene,
ti viene come viene,
ma è fuoco nelle vene
e viverla insieme
è un brivido, è una cura
serenità e paura,
coraggio ed avventura,
da vivere insieme, insieme, insieme, insieme a te…

Grazie

Oggi mi è capitata una cosa strana, almeno per il mio abituale modo di essere.
Ero nervosa perché un imprevisto mi stava rovinando i piani.. e poiché io ho una scarsissima tolleranza verso gli imprevisti, soprattutto se negativi e portatori di problemi, la mia soglia di calma zen stava precipitando in picchiata. Crisi di nervi alle porte. Lunatica come sono (alle volte mi basta un soffio in un orecchio per cambiare umore..), non prendevo neanche in considerazione l'opzione "affronta la cosa con calma e sangue freddo.. c'è di peggio al mondo". No.
In questi casi, poi, il fatto che nessuno sia disposto / capace di prendersi carico del mio problema e risolverlo in tempi da record (neanche fosse la Fata Turchina) tende ad accentuare la mia già di per sé evidente tendenza al nervosismo (questo probabilmente depone a favore di un egocentrismo di non scarso peso. Ma non è questo il punto. Questa è la prassi, per me). Mio fratello aveva già sventolato bandiera bianca. Mi stavo arrendendo, spalancando le porte ad una sana, tossica domenica di malumore.
E invece.
E invece qualcuno si è interessato al problema di questa povera cretina, cercando di risolverglielo. Senza che gli fosse chiesto nulla. Cosa gliene veniva? Assolutamente niente. Stupefacente.
Alle volte penso di essere veramente poco fiduciosa nel prossimo, se mi stupisco così tanto trovando un guizzo di solidarietà in qualche angolo remoto della mia miserrima vita.
Fatto sta che quel deus ex machina (che alla fine, nonostante tutto l'impegno, non è riuscito nell'intento di salvarmi il cosiddetto..) non ha polverizzato l'ostacolo, ma ha polverizzato il mio malumore. Davvero stupefacente. E ' una cosa che riesce davvero a pochi, in un numero variabile tra l'uno e lo zero.
Solitamente, l'iter del mio malumore necessita, prima di concludere il suo ciclo di vita, di cuocere a fuoco lento per una buona mezza giornata (sempre nella speranza che qualche altro avvenimento di vago interesse mi distragga temporaneamente dal coltivare con morbosa cura quel bocciolo di acidità allo stato puro). Poi, generalmente, si dissolve da solo. Con tutta calma.
Ma sono davvero pochi coloro che possono affermare / vantarsi di essere stati così bravi da abbreviare la procedura e risolvere la questione in tre balletti. Quindi, onore al merito di questa persona, che, oltretutto (o forse proprio per questo), non mi conosce neanche bene.
Alla risultanza dei fatti, sono qua, con l'animo sufficientemente placido (considerato il fatto che l'imprevisto iniziale persiste tenacemente..) ad esprimere il mio stupore per un gesto di ordinaria carineria. Cosa aggiungere? Tante grazie!